A Capodacqua, a non più di m. 12 nel sottosuolo, ricoperto da detriti alluvionali, giace un tempio dedicato a una divinità del IV secolo a.C. Questa scoperta di notevole importanza archeologica è stata fatta nell'estate del 1958 in occasione dei lavori di imbrigliamento delle acque del Melfa per l'alimentazione dell'Acquedotto degli Aurunci.
Sulla preesistenza nella valle di Canneto di un culto pagano, tributato alla dea Mefiti, divinità italica che liberava dalle cattive esalazioni, c'erano solo delle congetture.
L’unica testimonianza era costituita da una colonna in pietra, un ex-voto, che è tuttora in dotazione della Chiesa di Canneto e che porta questa iscrizione:
N. SATRIUS N. L. STABILIO P. POMPONIUS
P.L. SALVIUS MEFITI D. D.
N(umerius) Satirus N(umerii) L(ibertus) Stabilio / P(ublius) / Pomponius P(ublii) Libertus Salvius / Mefiti D(onum) D(ederunt).
Due schiavi, Stabilione e Salvio, essendo stati affrancati dai rispettivi padroni, Numerio Satiro e Publio Pomponio, ne presero i nomi e fecero questo dono (la colonnina) alla dea Mefiti, sciogliendo un loro voto.
Tali ex-voto, altari o cippi o statue che fossero, venivano di solito collocati nelle aree sacre adiacenti ai templi-santuari. Ma oggi, frammenti di embrici e di vasellame vario, statuette fittili femminili, monetine di bronzo dei sec. IV-II-I a.C., raccolti ed esposti ora in un apposita bacheca nella stanza dei ricordi del Santuario, sono testimonianze che trasformano le congetture in certezza storica.Altri preziosi cimeli, venuti alla luce durante i lavori di sterro, furono purtroppo fatti sparire. Ma il tempio della divinità pagana è là alle sorgenti del Melfa, poco di sotto a uno strato di materiale alluvionale, a documentare che la Valle di Canneto da oltre due millenni è sacra.